Nell’istante in cui ho iniziato a vedere Mad Max: Fury Road, già pensavo a cosa avrei potuto scrivere. Meglio, a cosa avrei voluto. Ne ho sentito parlare così bene che volevo fosse il film dell’anno. Una pellicola di fantascienza e azione osannata dalla critica non è una cosa che capita tutti i giorni. Giusto per un pelo, però, non posso gridare al capolavoro.
Credo che questa nuova versione di George Miller, reboot o remake che sia, abbia un leggerissimo problema di ritmo. Ti costringe fin dal primo minuto a seguire un frenetico avvicendarsi di inseguimenti a tutto gas, e partire col piede schiacciato sull’acceleratore quando nemmeno sai di cosa stanno parlando forse non è proprio il massimo. In parole povere, ti scaraventa in un istante in una baraonda a cui non hai avuto modo di prepararti.
Meglio, invece, quando cominci a metterti comodo nella vicenda, e allora quel delirio di fughe e rincorse su turbovetture apocalittiche assume tutto un altro sapore. Lì cominciano a venirti le palpitazioni.
Se non è (forse) il miglior film di questo 2015 appena concluso, Mad Max si avvicina comunque molto al primo posto. Tanto, tantissimo lo deve alla potenza delle immagini. Guerrieri di ogni stazza ed età con la pelle tinta di bianco, deserti senza fine su cui s’abbattono tempeste di sabbia, automezzi di ogni sorta che sfrecciano sulla polvere e un harem di meravigliose concubine in fuga verso la libertà. Armi, bizzarre chitarre, blindocisterne, catene e strani bavagli metallici e ragazze belle come top model in uno scenario distopico possono fare grandi cose. Quando un film è in grado di creare un immaginario destinato ad influenzare il cinema che verrà, sei in grado di capirlo fin da subito, e da questo punto di vista, Fury Road è potentissimo. Una vera goduria per gli occhi.
E se anche voi, come me, vi siete chiesti come mai abbiano scelto proprio Charlize Theron, allora questa sarà una piacevole scoperta. Per giunta, stiamo parlando di una Charlize Theron mutilata, agguerrita e incazzata per la maggior parte del tempo, e ho detto tutto. Mentre un silenzioso Tom Hardy che pronuncia poche frasi nel film, comunica più col suo volto che con quanto avrebbe mai potuto dire, e fa quasi ringraziare che Mel Gibson sia uscito dal progetto.
VOTO: 9
P.S. Mi era sembrato di aver visto Megan Gale, ma non ero sicuro fosse lei. E invece sì, c’è pure Megan Gale.