Tanto spesso fratelli e sorelle che sono cresciuti sotto lo stesso tetto e con la medesima educazione vengon su in modo simile, ma in un certo senso anche diverso. Norman e Paul, per esempio, sono due fratelli cresciuti nello stato del Montana, accomunati dalla passione per la pesca, che forse è la manifestazione più evidente di un legame mai sopito con la propria terra, e che li accompagna dall’infanzia fino all’età adulta.
Eppure Norman è, tra i due, quello che ha messo la testa a posto, avviato verso una rispettabile carriera universitaria e col desiderio di costruirsi una famiglia. Paul, al contrario, spreca tutto ciò che guadagna nei suo vizi pericolosi e duri a morire, e di raddrizzarsi non ne vorrà mai sapere.
A tenerli uniti, per tutta la vita, persino al di là della vita stessa, è il fiume dove pescavano da bambini e dove hanno continuato a pescare da ragazzi cresciuti, quando la pesca rappresentava poco più che un pretesto. Quel fiume che passa attraverso le loro esistenze e le unisce cancellando le distanze geografiche tra i paesi.
In mezzo scorre è il fiume è una storia – prima letteraria e poi cinematografica – di amore fraterno, ancor più che di crescita individuale e familiare. Nel film, si avvicendano diverse generazioni di talenti, dai genitori impersonati da Tom Skerritt e Brenda Blethyn, ad un Joseph Gordon-Levitt alla sua prima apparizione, passando per l’astro nascente Brad Pitt, forse il migliore di tutti, in una delle sue più riuscite performance. Non da ultimo, il protagonista Craig Sheffer, la cui carriera non è mai esplosa veramente.
Robert Redford, alla sua terza prova da regista, sceglie di raccontare il romanzo di Norman Maclean tenendo le tensioni latenti lontano dallo schermo. I dissapori tra il fratello minore Paul e la parte malfamata della comunità locale, i contrasti tra la rigida educazione paterna e la sua indole scalmanata non esplodono mai, ma si intuisce ugualmente che qualcosa sta per accadere, che qualcosa accadrà di certo.
A prescindere dal romanzo, la versione cinematografica segue dunque una linea accomodante e priva di emozioni violente, che non per questo non è in grado di commuovere, specialmente grazie al racconto del protagonista – ormai anziano – che tiene tutto insieme e guarda alla sua vita già passata. E quando, alla fine, si capisce in che modo quelle tensioni dovevano scoppiare, è lì che il film raggiunge il suo punto più alto.
VOTO: 8
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